Descrizione di una battaglia // VIRGIN MOUNTAIN, D. Kàri


Di che vita si muore?

La curiosità non coinvolge Fusi, enorme addetto allo scarico a terra dell’aeroporto. La sua è una condizione di stallo e della vita impartecipe ha fatto scudo ai tormenti. Un’esistenza ristagnante, mediata da uno sguardo che comunque è anch’esso sempre schermato o riflesso da una serie infinita di lastre di vetro, specchi e finestre.

Fusi, enorme bambinone, ha ammainato ogni tentativo di aderire alle cose, affidandosi a un regime routinario che lo salva nel momento stesso in cui lo astrae, ammorbidendo i soprusi dei colleghi e una feroce solitudine di chi si vede  ogni volta, al ristorante, portare via il coperto già apparecchiato per due. 

Enorme, si diceva, tra gli stipiti delle porte della casa materna. Fusi mette a frutto il suo sguardo nella precisa ricostruzione di battaglie della Seconda Guerra Mondiale. Con scrupolo amanuense colora e definisce i minimi particolari delle sue creazioni belliche, tanto minuzioso e a fuoco in queste sue operazioni, quanto impacciato nelle dinamiche fuori dalla stanzetta dei giochi. 

Dagur Kári rinfocola la poetica della crisi esistenziale, muovendosi in un ambiente che non cede nulla all’ospitalità. L’Islanda colta sul fatto è un soffio continuo di vento e neve. Così Fusi, corpo-isola, si muove esitando, spinto da energie esterne (la madre e il fidanzato della madre) che tentano di inserirlo nel contesto che condividono, fino ai due incontri capaci di scardinare una prima serratura di quel mondo ermetico: una bambina lo coinvolge in una dinamica di giochi che lo allontanano da quelli a cui è abituato, costringendolo in una zona poco confortevole e che comunque viene fraintesa dagli altri, e una spazzina depressa che si immagina ancora fioraia lo induce alle punture del sentimento. E a tale sentimento Fusi dedica la sua rinascita. Come un santo impegna ogni sforzo alla riabilitazione dell’altro, ignaro forse che fare del bene attraverso i meccanismi dell’amore è una via sicura per farlo a sé stessi. 

L’idillio a due si nutre di un’effimera gioia che non può non contenere i sintomi della propria dissoluzione. Raccattati dunque i pezzi del tentativo, Fusi sente che un anello della catena è saltato e, invece di ricadere nella sospensione, decide di affidarsi all’evasione più sicura e a buon mercato. Si ritrova dalla parte opposta dello specchio. Si guarda guardarsi nei vetri dell’aeroporto, e con la mano salda sul manico della valigia è pronto ad andare a vedere di che vita si vive dall’altra parte del mondo. 


Titolo originaleFúsi
Paese di produzioneIslanda, Danimarca
Anno2015
Durata94 min
Generecommedia, drammatico
RegiaDagur Kári
SceneggiaturaDagur Kári
FotografiaRasmus Videbæk
MontaggioOlivier Bugge Coutté e Andri Steinn
MusicheKarsten Fundal e Dagur Kári
ScenografiaHalfdan Pedersen e Drifa Freyju-Ármannsdottir

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