Bonjour, Rembrandt // QUESTA VITA TUTTAVIA MI PESA MOLTO, E. Franzosini


C’è un mistero d’attrazione che lega Rembrandt Bugatti agli animali dello zoo di Anversa. 

Non c’è giorno in cui non ne osservi i movimenti, i sussulti delle pellicce, le geometrie dei muscoli, il divorare delle fauci. Rembrandt prende appunti, li guarda perfino mentre defecano, fino a perdersi, a dimenticare di essere uomo dalla parte giusta della gabbia. 

Forse perchè in quella sofferenza Rembrandt ha modo di rivedere la sua: il mondo degli uomini è una gabbia ancora più grossa. Sono mute le sofferenze di Rembrandt, come quelle bestie non hanno parola. 

Poi fuori c’è la guerra, che non è roba da poco, ed è inevitabile. E infatti arriva alle porte di Anversa. I funzionari decidono di sopprimere tutti gli animali dello zoo. Questioni strategiche. Per Rembrandt è il culmine della tragedia.

Nella sua breve esistenza, Bugatti ci ha lasciato un carnevale di elefanti, pantere, giaguari, leoni e pachidermi (il fratello renderà il suo elefante danzante simbolo della Bugatti Royale) cristallizzati nel gesto puro dell’istinto. Una visione concretizzata da una meraviglia che si fa metallo per non esaurirsi.

Di questo Bugatti, artista e uomo, Franzosini ne racconta la breve vita a colpi d’acquerello. E mentre il colore dilaga sulla pagina bianca in forma di prosa, Rembrandt si riaffaccia un attimo dagli anni andati con quella stessa aria di chi ha attraversato la vita con la riservatezza e la dedizione che solo il genio si permette. 

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un’icona per effettuare l’accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s…

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: